COVID-19 Le iniziative di ricerca DPSS - Progetti in corso

Progetti di ricerca con raccolta dati in corso: partecipa all'indagine

  Apprendimento a distanza e benessere scolastico dei bambini con sordità o ipoacusia tra i 6 e i 13 anni

Ambra Fastelli (DPSS), Barbara Arfé (DPSS), Gian Marco Marzocchi (UniMiB)

La scuola rappresenta un elemento fondamentale del complesso sistema nel quale il bambino cresce e del quale i pari, gli insegnanti, e la famiglia sono parte. È il luogo nel quale bambini e ragazzi vivono molte esperienze fondamentali per l’acquisizione di abilità cognitive, competenze sociali ed emotive, e per la costruzione del senso di sé (autostima e autoefficacia). L’emergenza coronavirus e le conseguenti disposizioni del Ministero della Salute hanno portato alla chiusura improvvisa delle scuole, all’interruzione dell’insegnamento frontale e all’attivazione della didattica a distanza. Queste direttive hanno comportato l’improvvisa necessità di fronteggiare sfide e problemi nuovi, che ha colto alla sprovvista molte realtà del territorio italiano. L’accesso alla didattica è stato condizionato dalla copertura territoriale della banda larga e al possesso dei dispositivi elettronici da parte delle famiglie. È stata necessario un improvviso riadattamento degli stili, delle tecniche e dei materiali di insegnamento da parte degli insegnanti, mentre gli studenti hanno dovuto adottare nuove modalità di elaborazione, apprendimento e socializzazione. A questo, si sono sommate ulteriori difficoltà specifiche nel caso di bambini con bisogni speciali. Ad esempio, nel caso dei i bambini con sordità o ipoacusia, ascoltare la voce dell’insegnante e dei compagni filtrata dai dispositivi elettronici senza poter vedere chiaramente volto e movimenti labiali di chi parla può essere impegnativo (Erber, 1974) e rendere ancora più stancante l’elaborazione del parlato (“listening fatigue”), inficiando le capacità di apprendimento (Bess & Hornsby, 2014; Hornsby et al., 2014). Inoltre, l’alterazione dell’intellegibilità e della comunicazione rischiano di compromettere la percezione della competenza sociale ed il senso di inclusione dei bambini sordi (Most, et al., 2012). D’altra parte, l’accelerato utilizzo delle nuove tecnologie ha anche reso disponibili nuovi strumenti di supporto impensabili nel contesto scolastico tradizionale. Ad esempio, la generazione automatica di sottotitoli, l’ingrandimento automatico delle labbra, e l’utilizzo delle chat e altri strumenti digitali potrebbero aver avuto un effetto compensatorio sul benessere scolastico (inteso come successo scolastico e aspetti relazionali) dei bambini sordi e ipoacusici.
Questa situazione senza precedenti rappresenta quindi un’opportunità per valutare (per la prima volta) pro e contro della didattica a distanza e valutare i suoi effetti sul benessere scolastico dei bambini con sordità e ipoacusia.
Scopo della ricerca. Questo studio, condotto dalla Dott.ssa Ambra Fastelli (Unipd) e dalla Prof.ssa Barbara Arfé (Unipd) in collaborazione con il Prof. Gian Marco Marzocchi (UniMiB), propone di indagare i fattori in gioco nell’apprendimento a distanza e del loro effetto sul benessere scolastico dei bambini con sordità o ipoacusia tra i 6 e i 13 anni attraverso due questionari compilabili online: uno rivolto a genitori/tutori e uno per gli insegnanti. Grazie alla collaborazione di genitori ed insegnanti, sarà possibile raccogliere informazioni fondamentali per comprendere meglio i fattori che contribuiscono al benessere scolastico dei bambini con sordità e ipoacusia. Questa conoscenza sarà utile a promuovere le strategie di sostegno all’apprendimento più efficaci ad assistere gli educatori, gli insegnanti, e le famiglie di bambini con sordità o ipoacusia, anche in prospettiva di un più diffuso utilizzo delle nuove tecnologie per la didattica in futuro.

--- Questionario per INSEGNANTI
Sei un/a INSEGNANTE e hai uno o più alunni con sordità o ipoacusia tra i 6 e i 13 anni?
Vuoi aiutarci a capire che effetto ha avuto la chiusura della scuola e l'avvio della didattica a distanza sul benessere scolastico dei tuoi alunni e come si può migliorare la didattica online?
Partecipa al questionario dei ricercatori dell'Università di Padova e di Milano Bicocca e condividilo in rete!
Link: https://shr.link/insegnanti

--- Questionario per GENITORI
Che effetto ha avuto la chiusura della scuola e l'avvio della didattica a distanza per l'emergenza coronavirus sul benessere scolastico dei bambini e ragazzi con sordità o ipoacusia tra i 6 e i 13 anni? Come si può migliorare la didattica online?
Sei un GENITORE o TUTORE e vuoi aiutare i ricercatori dell'Università di Padova e di Milano Bicocca a rispondere a queste domande? Partecipa al nostro questionario e condividilo in rete!
Link: https://shr.link/genitori

  Didattica a distanza durante l’emergenza COVID-19

Irene Mammarella, Ughetta Moscardino, Maja Roch

Il tempo che i ragazzi trascorrono a scuola è un momento importante sia per le opportunità di apprendere, sia per poter stabilire relazioni tra pari. L’alleanza scuola-famiglia è fondamentale per raggiungere tali obiettivi poiché permette di creare un progetto condiviso, incentivando e promuovendo un continuo dialogo costruttivo tra le parti coinvolte. L’emergenza sanitaria dovuta all’epidemia di Covid-19 ha causato un profondo cambiamento in tale alleanza, che ora dev’essere ripensata per permettere un adattamento quanto più positivo delle famiglie e dei ragazzi stessi. In particolare, l’introduzione della didattica a distanza ha avuto un forte impatto sul rapporto tra insegnanti, studenti e genitori, generando talvolta difficoltà e ansie in tutto il nucleo familiare. Gli alunni più piccoli possono infatti risentire della mancanza dei banchi di scuola e della figura dell’insegnante, i più grandi della mancanza delle relazioni interpersonali nel contesto scolastico, mentre i genitori si sentono investiti di un ruolo difficile e oneroso, quello dell’insegnante.
Il presente studio si inserisce all’interno di questo contesto per indagare, in diversi Paesi (Belgio, Brasile, Cina, Germania, Italia, Olanda, Regno Unito e Svezia), come e quanto i cambiamenti legati all’istruzione scolastica influenzino non solo l’apprendimento del bambino, ma anche il contesto familiare. Conoscere gli effetti della didattica a distanza è infatti essenziale per comprendere al meglio non solo come implementarla, ma anche come strutturare il prossimo anno scolastico per sopperire alle mancanze di questa particolare situazione.
Più nel dettaglio, lo studio utilizza un questionario online rivolto ai genitori, con almeno un bambino di età scolare che sta attualmente usufruendo di didattica a distanza, per rilevare la percezione dei genitori relativa alla qualità e all’impatto della didattica a distanza, per confrontare le difficoltà incontrate attualmente con la condizione precedente e per evidenziare caratteristiche specifiche che potrebbero aver favorito o ostacolato l’adattamento a questa nuova condizione.
E’ possibile partecipare alla ricerca collegandosi a questo link
https://www.soscisurvey.de/Didatticaadistanza/

  Quarantena da COVID-19: impatto psicologico in individui con sindrome di Down e a sviluppo tipico

Lanfranchi Silvia, Professore Associato, DPSS
Onnivello Sara, Dottoranda, DPSS
Pulina Francesca, Borsista, DPSS
Marcolin Chiara, Tirocinante Post-Lauream, DPSS
Agarri Panigutti Dominique, Studentessa, Corso di Laurea Magistrale in Psicologia Clinica
Simonelli Beatrice, Studentessa, Corso di Laurea Magistrale in Psicologia Clinica dello Sviluppo

L’emergenza sanitaria COVID-19 ha portato un cambiamento nella quotidianità di tutti i bambini italiani e questo, come accaduto in emergenze sanitarie precedenti in altre nazioni (Brooks et al., 2020; Sprang & Silman, 2013), può avere avuto un impatto sulle routines quotidiane e sul benessere psicologico dei bambini e dei loro genitori. Questo impatto rischia di essere anche maggiore in bambini con sviluppo atipico, quali ad esempio quelli con la sindrome di Down. Infatti, in bambini e ragazzi con sindrome di Down, fattori quali la presenza di una determinata routine quotidiana, l’inclusione scolastica, il contatto con i compagni o con il gruppo dei pari e lo svolgimento di terapie abilitative sono di fondamentale importanza per supportare lo sviluppo nelle sue più diverse sfaccettature (per esempio l’apprendimento delle autonomie, sociale, scolastico). Tuttavia, in questo periodo, molte delle attività, sia abilitative,  sia scolastiche, sia ricreative sono state sospese o modificate a causa (e durante) dell’emergenza sanitaria COVID-19 e questo può avere avuto un impatto sul benessere e i comportamenti del bambino. Inoltre per queste famiglie, la diminuzione o interruzione dei supporti e il maggior carico nella gestione dei diversi aspetti dello sviluppo possono aver creato ulteriori preoccupazioni che si sono andate a sommare a quelle vissute da tutte le famiglie a causa dell’emergenza. Per tale ragione, la presente ricerca si propone di indagare l’impatto che la quarantena può aver avuto sull’organizzazione giornaliera, su quella scolastica, sulle terapie e sul benessere di bambini e ragazzi (dai 3 ai 16 anni) con sindrome di Down e dei rispettivi genitori, anche in confronto con i coetanei a sviluppo tipico.

Per partecipare alla ricerca (come genitore di bambino/a-ragazzo/a con sindrome di Down), compilare il questionario online al seguente link:
https://psicologiapd.fra1.qualtrics.com/jfe/form/SV_6r0JaLF8kkzeA4t

Per partecipare alla ricerca (come genitore di bambino/a-ragazzo/a a sviluppo tipico), compilare il questionario online al seguente link:
https://psicologiapd.fra1.qualtrics.com/jfe/form/SV_5AWZUXxE5vr2YZL

 

  La motivazione allo studio ai tempi del COVID-19

Sonia Zaccoletti e Lucia Mason

La motivazione scolastica è un costrutto ampiamente studiato in psicologia dell’educazione. Secondo la teoria degli obiettivi di riuscita, la motivazione è la ragione per cui uno studente si impegna nello studio, che sia per interesse a padroneggiare un argomento (obiettivo di padronanza), o per ottenere un buon voto in una verifica (obiettivo di prestazione), o per evitare di fallire in un compito dimostrandosi incompetente (obiettivo di evitamento). Nonostante le numerose ricerche e i diversi strumenti implementati per la valutazione di questo costrutto, motivare gli studenti allo studio rimane un compito tutt’altro che facile. La situazione attuale causata dalla diffusione del COVID-19 ha portato allo sconvolgimento della quotidianità di ciascuno di noi. Tra le misure restrittive adottate per il contenimento del virus SARS-Cov-2, quella di rimanere a casa propria sembra essere la più difficile in quanto ci porta a dover ristrutturare radicalmente le nostre abitudini.
Se in condizioni di normalità può essere difficile per uno studente trovare motivazione allo studio, che impatto può avere la condizione di isolamento forzato sulla motivazione? La presente ricerca ha il principale scopo di rispondere a questa domanda. Più nel dettaglio, lo studio ha lo scopo di indagare l’impatto delle misure restrittive adottate per contenere la diffusione del COVID-19 (isolamento forzato o quarantena) sulla motivazione allo studio di studenti di scuola primaria e secondaria di  I° grado, così come percepito dai genitori, chiamati a collaborare per lo svolgimento dei compiti, specialmente quelli assegnati nella scuola primaria,  in forme e livelli diversi da quelli  precedenti alla pandemia attuale.
I partecipanti saranno infatti genitori di studenti della scuola primaria e secondaria di I° grado che verranno reclutati attraverso i social media (es., Facebook). I genitori compileranno un questionario on-line, attraverso la piattaforma Qualtrics, diviso in 2 parti principali: il primo riguardante la motivazione del/della figlio/a allo studio in situazione di normalità e il secondo riguardante la motivazione allo studio del/della figlio/a durante il periodo di isolamento forzato. I risultati della ricerca potranno darci un’idea sull’impatto che sta avendo la situazione di quarantena sulla motivazione allo studio degli studenti con il tentativo di individuare eventuali strategie volte alla promozione della motivazione allo studio nella situazione drammatica di emergenza che stiamo vivendo. La ricerca sarà condotta in collaborazione con i colleghi della Faculty of Psychology and Education Sciences presso l’Università di Porto, Portogallo.

Per partecipare allo studio, cliccare sul seguente link:
https://psicologiapd.fra1.qualtrics.com/jfe/form/SV_6m3pKFfYsHw2OmV

  I CARE Impegno Civico, Atteggiamenti e fattori individuali e sociali di Reazione durante e dopo l’Emergenza da covid-19

La situazione di emergenza come quella che viviamo in questi giorni ha generato un forte impatto sulla nostra quotidianità, sui nostri stili di vita, sulle nostre relazioni sociali, sul modo di intendere il nostro rapporto con le Istituzioni e con la comunità alla quale apparteniamo.
Come affrontiamo questa nuova e sconosciuta condizione? Quali risorse individuali mettiamo in campo per sfidare questo cambiamento? Come sta cambiando il nostro senso di responsabilità e di impegno civico nei confronti della piccola e grande collettività alla quale ci riferiamo?
Per rispondere a queste domande un gruppo di psicologi di diversi Atenei italiani e stranieri ha messo a punto un questionario da compilare online per rilevare in modo sistematico queste dimensioni e per ragionare – una volta ottenuti i risultati – sulle strategie e sulle azioni da proporre a genitori, insegnanti, operatori sociali e della politica per favorire il benessere psicologico individuale e dei gruppi e, soprattutto, per sostenere la non facile transizione verso una nuova normalità.
Alla ricerca prendono parte adolescenti, giovani, adulti e anziani di diversi paesi europei. Lo studio prevede tre rilevazioni proprio nell’intento di valutare i cambiamenti nel tempo delle dimensioni esplorate e valutare la portata delle trasformazioni che si sono prodotte: la prima ad aprile 2020 (T1), la seconda alla fine dello stato di emergenza (T2), la terza a distanza di tre mesi dalla fine dello stato di emergenza (T3).

Il gruppo di ricercatori, coordinati da Sonia Ingoglia e Alida Lo Coco dell’Università di Palermo, è composto da:
Paolo Albiero (Università di Padova), Martyn Barrett (University of Surrey), Rosalinda Cassibba (Università di Bari), Sebastiano Costa (Università della Campania), Angela Costabile (Università della Calabria), Giuseppe Elia (Università di Bari), Cristiano Inguglia (Università di Palermo), Francesca Liga (Università di Messina), Pasquale Musso (Università di Bari), Maria Carmen Pichardo (Universidad de Granada, Spagna), Harriet Tenenbaum (University of Surrey, UK), Nora Wiium (Universitetet i Bergen, Norvegia).

Il progetto è stato approvato dal Comitato Etico dell'Università di Messina.

Per partecipare alla ricerca, compilare il questionario on line al seguente link:
https://surreyfahs.eu.qualtrics.com/jfe/form/SV_2rGChoQd3MiGz1b

  Intolleranza all’incertezza, cybercondria e ansia per la salute nel contesto di COVID-19

Gioia Bottesi - ricercatrice – DPG
Claudia Marino – assegnista DPSS
Vieno Alessio – Prof associato – DPSS
Marta Ghisi – Prof associato - DPG

Incertezza e salute sono concetti strettamente connessi: non è, infatti, possibile raggiungere una condizione di autentica e piena certezza riguardo alla salute propria e altrui. Nel contesto di emergenza sanitaria COVID-19, tale relazione appare lampante: ad oggi, non sono infatti ancora disponibili informazioni certe circa la diffusione, le conseguenze, il contenimento e il trattamento di COVID-19. Queste incertezze si modificano di giorno in giorno: l’Organizzazione Mondiale della Sanità fornisce costanti aggiornamenti su una condizione in continua evoluzione; nel contempo, si stanno diffondendo innumerevoli notizie incerte, sia positive sia negative.
Chi presenta difficoltà nella gestione dell’incertezza (intolleranza all’incertezza, IU) tende a ricercare in maniera ricorrente informazioni su un dato fenomeno incerto con l’obiettivo di aumentarne la certezza/diminuirne l’incertezza. Tale strategia spesso si rivela controproducente, andando a incrementare sia IU sia il distress psicologico legato alla sensazione di incertezza (Bottesi et al., 2019). Recentemente, il web si sta affermando come modalità preferenziale per cercare informazioni riguardanti la propria salute. Infatti, milioni di persone attualmente riferiscono di utilizzare i siti web per la ricerca online di sintomi e condizioni mediche percepite (Pew Internet & American Life Project, 2012). La cosiddetta “cybercondria” (McElroy & Shevlin, 2014) si riferisce a un aumento nell’ansia rispetto alla propria salute, risultante da un’eccessiva ricerca online di informazioni su sintomi e malattie. Nonostante la ricerca sul tema sia ancora agli albori, alcuni studi hanno mostrato che la cybercondria si associa ad ansia generalizzata, maggiori emozioni negative e sintomi depressivi (Bessiere et al., 2010), alla sfiducia nel proprio medico di base e a conseguenze negative per la salute psico-fisica (es., Radvin, 2008).
Il presente studio ha l’obiettivo di verificare il contributo specifico e congiunto di IU e cybercondria nel determinare incrementati livelli distress psicologico e sintomi di ansia per la salute nel contesto dell’emergenza sanitaria COVID-19.  La ricerca è rivolta a individui maggiorenni appartenenti alla popolazione generale italiana, ai quali è richiesto di compilare online (https://forms.gle/p7u1sDXR65xgNWv48) alcuni questionari self-report atti a valutare i costrutti di interesse e di rispondere ad alcune domande relative a COVID-19 (tratte e riadattate da Wang et al., 2020). I risultati che emergeranno dalla ricerca potranno essere utilizzati tempestivamente al fine di promuovere interventi psicologici di tipo preventivo e supportivo.

  Le percezioni di cambiamento nei vissuti degli psicoterapeuti durante lo svolgimento delle psicoterapie ai tempi del COVID19

Tommaso Boldrini, Arianna Schiano Lomoriello, Silvia Salcuni

Questa ricerca ha l’obiettivo di misurare le percezioni di cambiamento nei vissuti degli psicoterapeuti durante lo svolgimento delle psicoterapie, ormai svolte prevalentemente in modalità telematica, date le restrizioni per l'emergenza sanitaria del COVID-19. Il questionario, implementato su Qualtrics, si rivolge solo agli psicoterapeuti, è anonimo, si può compilare una sola volta e ha una durata di circa 10 minuti. Dopo alcune domande relative alle variabili descrittive (genere, età, orientamento teorico, anni di professione), vengono indagati i cambiamenti nella pratica clinica (psicoterapie telefoniche / videochiamate) e poi, tramite un Differenziale Semantico creato ad hoc, si misurano i vissuti degli psicoterapeuti nel confronto tra "prima" e "durante" il distanziamento sociale previsto dall'emergenza sanitaria in atto. Saranno indagati gli effetti delle variabili descrittive sulle percezioni di cambiamento dei vissuti durante lo svolgimento delle psicoterapie, così come le possibili differenze tra orientamenti teorici (psicodinamico vs. cognitivo comportamentale) e modalità telematiche attuate (telefono vs. videochiamata). La diffusione del questionario sta avvenendo tramite link, via whatsapp, email, e social network.

LINK: https://psicologiapd.fra1.qualtrics.com/jfe/form/SV_720QfB4I4XpM3Wt

  Come vivo la quarantena? Percezione del Cambiamento delle Abitudini e delle Emozioni nei Bambini al Tempo del COVID-19"

Giulia Bassi, Bianca Boldrini, Silvia Salcuni

La presente ricerca si rivolge a bambini e ragazzini tra gli 8 e i 14 anni ed è atta a misurare le percezioni di cambiamento nei delle Abitudini e delle Emozioni nei Bambini al tempo dell'isolamento sociale dato dalle misure di contenimento del COVID19, in un momento in cui la scuola è sospesa o ripresa solo via telematica, gli amici e i momenti di aggregazione non sono fruibili, così come lo sport e diversi hobbies, attività ancor più fondamentali nella vita di individui di questa età.
Il questionario, implementato su GOOGLE FORM, si rivolge inizialmente ai genitori per richiedere il consenso informato,poi è compilabile direttamente dai bamibini: per questo è strutturato in modo accattivante, leggero e semplice, e dura solo 10 minuti. Dopo alcune domande relative alle variabili descrittive (genere, età, anno di scuola frequentato), vengono dapprima indagate le condizioni di vita (con chi si vive ora, in che tipo di abitazione, con che sfoghi es. giardino/terrazzo) e, in seguto, si passa all'indagine relativa  ai cambiamenti e alla soddisfazione percepita nelle relazioni (in presenza vs. da remoto) e nelle emozioni provate "ora" in tempo di distanziamento sociale, rispetto a "prima". Attraverso un Differenziale Semantico creato ad hoc i bambini possono auto valutare e riflettere sulle loro percezioni di cambiamento emotivo. Il questionario si conclude con due domande: la prima domanda relativa alla "voglia" di ritornare alla vita di sempre e la seconda relativa al gradimento rispetto allo svolgimento del questionario stesso. Saranno indagati gli effetti delle variabili descrittive sulle percezioni di cambiamento delle abitudini e delle emozioni, così come le possibili differenze tra condizioni di vita e attività svolte. La diffusione del questionario sta avvenendo tramite link, via whatsapp, email, e social network.

LINK: https://forms.gle/kV236jiMxB8xu4439

  Benessere psicologico e distress durante l'emergenza covid-19

Lo studio multicentrico nazionale è promosso dall'Università degli Studi di Palermo in collaborazione con le Università di Napoli, Salento, Perugia e Padova. L'interesse è rivolto a valutare le condizioni di disagio collegate al distanziamento sociale e la loro evoluzione nel tempo (studio longitudinale), prevede due valutazioni in fase 1 e due in fase 2, distaziate circa 10-15gg, e un paio di valutazioni di follow up la cui data è da destinarsi in base alle nuove indicazioni ministeriali che via via saranno proposte. I soggetti volontariamente partecipanti sono cittadini maggiorenni italiani, delle più disparate condizioni socio economiche e lavorative (valutazione stratiticata epidemiologica), i cui dati saranno trattati in modo confidenziale. Il tempo di compilazione del questionario sarà di circa 10-15 minuti e dopo una breve scheda anamnestica, seguono alcuni questionari relativi a costrutti psicologici quali vissuti di paure per la malattia, stile di attaccamento, tendenze alla dipendenza da devices, tratti di personalità. Obiettivo della ricerca è valutare le condizioni di disagio collegate al distanziamento sociale e la loro evoluzione nel tempo (studio longitudinale), considerando come variabili di mediazione il tempo dell'isolamento,  la condizione lavorativa e di salute, i modelli relazionali prevalenti, le paure/aspettative rispetto alla malattia.

Link:
https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSc-qikmmldx6um-JP8BWCe68EtC4yV-IICUQocYCNZTV5Nh6g/viewform

  Benessere psicologico e percezione dello stress in gravidanza in contesto di esposizione all'emergenza sanitaria COVID-19

Chiara Sacchi, Assegnista DPSS
Pietro De Carli, Ricercatore DPSS
Alessandra Simonelli, Professore Associato DPSS

La gravidanza ed il parto rappresentano momenti di elevata vulnerabilità: prepararsi alla nascita di un figlio richiede disponibilità di risorse cognitive ed emotive, nonché di supporto diretto ed indiretto (Belsky, 1981). La letteratura segnala come condizioni di stress in gravidanza possano avere un effetto sul benessere del genitore e sulla crescita del feto (Goodman et al., 2018). L’Italia rappresenta uno tra i principali paesi colpiti dalla condizione di emergenza sanitaria da COVID-19. Le attuali misure di contenimento prevedono per un periodo di tempo non definito un isolamento abitativo e una riduzione di mobilità e accesso ai consueti servizi da parte della popolazione.
Inoltre, gli approcci più recenti allo studio della salute mentale infantile e della psicopatologia dello sviluppo mostrano come fattori di stress e/o esperienze avverse durante la vita gestazionale possono avere un ruolo sulle traiettorie di sviluppo del bambino (O’Donnell & Meaney, 2016).
L’esperienza di isolamento e lo stato allerta sanitaria possono significare un rilevante fattore di stress, comportando diverse difficoltà da logistiche a psicologiche, in particolare un potenziale un senso di insicurezza nell’accesso alle cure necessarie. Le donne attualmente incinte in Italia si trovano nell’eccezionale situazione di dover affrontare queste condizioni di vulnerabilità e stress simultaneamente.
Lo studio Benessere psicologico e percezione dello stress in gravidanza in contesto di esposizione all'emergenza sanitaria COVID-19 intende indagare i possibili effetti dell’emergenza sanitaria COVID19 e delle misure di contenimento adottate in Italia sul livello di benessere psicologico delle donne in stato di gravidanza e, successivamente, sullo sviluppo del neonato.
Nello specifico, lo studio ha l’obiettivo di misurare: i) i livelli di benessere psicologico delle donne incinte durante l'emergenza sanitaria in corso; ii) i livelli di stress e rischio percepito delle donne incinte durante l'emergenza sanitaria in corso; iv) l'impatto del benessere psicologico e dello stress percepito in gravidanza su esiti perinatali e di sviluppo.

Per partecipare alla ricerca, compilare il questionario on line al seguente link:
https://psicologiapd.fra1.qualtrics.com/jfe/form/SV_enh64iaNCTDpROJ

  Move on: Il ruolo delle componenti psicologiche nel mantenimento dell’attività sportiva durante le misure restrittive del Covid-19.

Irene Leo
Enrico Rubaltelli
Marta Caserotti

L’emergenza Covid-19 ha causato una situazione di potenziale sedentarietà forzata nonché l’aumento considerevole dei livelli di ansia. Diventa rilevante riuscire ad organizzare in modo ottimale la quotidianità ricavando nella propria abitazione lo spazio e il tempo per svolgere le varie attività. Tra queste, l’esercizio fisico favorisce non solo un buon funzionamento del sistema muscolo-scheletrico, ma migliora il benessere psicologico e la percezione dell’autoefficacia. Condizioni essenziali per la gestione dello stress e dell’ansia.
L’interesse del presente studio, inserito all’interno di un progetto di ricerca più ampio dell’EISPLab (Emotional Intelligence in Sport Psychology) dell’Università degli Studi di Padova, è quello di indagare le componenti psicologiche (motivazione, regolazione e percezione delle emozioni, ansia,..) coinvolte nella pratica sportiva durante le misure restrittive. La motivazione intrinseca e il piacere di fare attività fisica, assieme ad una buona regolazione delle emozioni, dovrebbero indurre le persone ad adattarsi meglio alla situazione di emergenza portandole a fare, o iniziare, l’esercizio anche con mezzi di fortuna e in spazi ristretti. Questa potrebbe anche essere la chiave del motivo per cui, a lungo andare, queste persone potrebbero arrivare al termine del periodo di isolamento in una migliore condizione psicofisica.

Per partecipare alla ricerca, compilare il questionario on line al seguente link:
https://bit.ly/2xAX8EOEISPLab_Sport

  Studio interculturale sui fattori di soddisfazione e stanchezza genitoriale durante la pandemia da COVID-19

I figli rappresentano una fonte importante di soddisfazione e gioia ma allo stesso tempo, in alcuni momenti, possono essere fonte di stanchezza: in questo particolare momento di "confinamento familiare" è possibile sentirsi sopraffatti, stanchi, in difficoltà nella gestione del lavoro, dei bambini, delle condizioni di vita in generale. Non c'è nessuna contraddizione, dal momento che questi due aspetti possono coesistere abitualmente, ed in particolare di fronte a situazioni come quella che stiamo vivendo in questo periodo di emergenza sanitaria.
Lo studio ha lo scopo di indagare se, e in che modo il periodo di confinamento familiare da COVID-19 possa aver modificato il rapporto genitore-figlio.
Il questionario è anonimo, ha una durata di circa 20 minuti ed è riservato a genitori che vivono in casa con almeno un figlio.
La ricerca è portata avanti dalle Professoresse Alessandra Simonelli (DPSS) e Marina Miscioscia (SDB) e dalle studentesse magistrali Francesca Dini e Chiara Ciarini.

Per partecipare, cliccare sul seguente link.
http://ip146179.psy.unipd.it/limesurvey/index.php/785571?lang=it

  ADOLESCENTI IN QUARANTENA! Percezione del cambiamento delle abitudini e delle emozioni negli adolescenti 15-19 al tempo del COVID-19

Elisa Mancinelli, Daniela Di Riso, Emilia Ferruzza, Giada Mondini, Giulia Bassi, Silvia Salcuni

La presente ricerca si rivolge agli adolescenti tra 15e 19 anni ed è atta a misurare le percezioni di cambiamento nei delle Abitudini e delle Emozioni degli adolescenti al tempo dell'isolamento sociale dato dalle misure di contenimento del COVID19, in un momento in cui la scuola è sospesa o ripresa solo via telematica, gli amici e i momenti di aggregazione non sono fruibili, così come lo sport e diversi hobbies, attività ancor più fondamentali nella vita di individui di questa età. Il questionario, implementato su GOOGLE FORM, si rivolge inizialmente ai genitori dei minorenni per richiedere il consenso informato. Poi il questionario è stato sviluppato appositamente per essere compilato dall'adolescente in prima persona ed in autonomia qualora abbia tra i 15 e 19 anni, è strutturato in modo accattivante, leggero e semplice, e dura solo 10 minuti. Dopo la richiesta di alcune informazioni anagrafiche, verrà chiesto di rispondere a diverse domande rispetto ai vissuti e alle emozioni relative al cambiamento nelle abitudini di vita, come il tempo condiviso in famiglia, le relazioni intime in generale, il non andare più a scuola e fare sport, la lontananza dagli amici e la percezione delle emozioni provate in questo ultimo periodo trascorso a casa.  Attraverso un Differenziale Semantico creato ad hoc gli adolescenti possono auto valutare e riflettere sulle loro percezioni di cambiamento emotivo. Il questionario si conclude con due domande: la prima domanda relativa alla "voglia" di ritornare alla vita di sempre e la seconda relativa al gradimento rispetto allo svolgimento del questionario stesso. Saranno indagati gli effetti delle variabili descrittive sulle percezioni di cambiamento delle abitudini e delle emozioni, così come le possibili differenze tra condizioni di vita e attività svolte. La diffusione del questionario sta avvenendo tramite link, via whatsapp, email, e social network.

LINK per la PARTECIPAZIONE:
https://forms.gle/LJLuN5QutSnQ8bYh8

  L’attenzione sociale ai tempi del COVID-19

Membri
Mario Dalmaso, Luigi Castelli, & Giovanni Galfano (DPSS)

Abstract
Durante un’interazione sociale, le nostre risorse attentive tendono a orientarsi verso la posizione spaziale indicata dalla direzione dello sguardo altrui, un fenomeno noto come orientamento attentivo mediato dallo sguardo. Il presente progetto ha esplorato l’impatto sull’orientamento attentivo mediato dallo sguardo di due tra le più importanti misure di contenimento del virus Covid-19.

1) Lockdown: il possibile impatto di una condizione di isolamento sociale reale sull’orientamento attentivo mediato dallo sguardo rimane un ambito fortemente inesplorato. In uno primo studio, abbiamo osservato come, durante il lockdown, le persone fossero più sensibili alla direzione dello sguardo altrui rispetto a un successivo periodo in cui il lockdown era cessato. Questo risultato, che non è stato osservato con altri stimoli non sociali in grado di produrre un orientamento dell’attenzione, si ritiene rifletta il desiderio delle persone, durante una condizione prolungata di isolamento sociale, di “riconnettersi” con gli altri individui.

Pubblicazione:
Increased gaze cueing of attention during COVID-19 lockdown
https://doi.org/10.1016/j.isci.2021.103283

2) Mascherina facciale: il periodo di pandemia successivo al lockdown, nel quale ancora ci troviamo a vivere, è caratterizzato da alcune norme sociali di contenimento del virus – prima fra tutte l’uso pervasivo e sistematico della mascherina facciale – che potrebbero comportare ulteriori e importanti ricadute sui processi attentivi sociali. In un secondo studio, abbiamo osservato come l’orientamento attentivo mediato dallo sguardo in risposta non venga influenzato dal fatto che i volti presentino o meno la mascherina. Questo risultato può essere interpretato come un ulteriore incentivo a indossare la mascherina in caso di malattie trasmesse per via aerea, in quanto il nostro studio non ha rilevato anomalie nelle risposte di attenzione sociale.

Pubblicazione:
Face masks do not alter gaze cueing of attention: Evidence from the covid-19 pandemic
https://doi.org/10.1177%2F20416695211058480

  TASK FORCE per la coordinazione e sviluppo dell’insegnamento digitale

Daniela Lucangeli Prorettrice alla continuità formativa scuola-università-lavoro
Teresa Farroni,  Advisor per il Progetto "UniPadova incontra la scuola-strategie di continuità formativa sul territorio nazionale"
Ufficio SERVIZI AGLI STUDENTI – Settore orientamento e tutorato
Dipartimento capofila: Dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione

Il progetto è indirizzato prevalentemente ai dirigenti e ai coordinatori dei docenti al fine di supportarli e sostenerli nell’affrontare il difficile momento attuale che impone un cambiamento nella modalità di interazione e di insegnamento all’interno della classe, favorendo il più possibile non solo l’apprendimento ma anche la socializzazione e l’interazione costruttiva fra gli studenti, senza caricare i genitori, competenti e non, di un ulteriore compito didattico oltre a quello genitoriale.

Prevede la creazione di un’equipe multi-specialista di supporto dei dirigenti e degli insegnanti per gestire e contenere, anche a distanza, difficoltà e bisogni specifici; per fornire ai dirigenti e ai docenti gli strumenti per sostenere bambini e ragazzi tutti, e in particolare chi ha difficoltà di apprendimento o disabilità. Include inoltre una formazione a distanza dei docenti: verrà realizzato un percorso di, interattivo per i docenti al fine di dare loro gli strumenti necessari per supportarli nella gestione della relazione e della didattica con gli alunni in una fase d’emergenza. Si propone l’introduzione di un insegnamento che favorisca un approccio di apprendimento costruttivo attraverso percorsi didattici di confronto, categorizzazione, classificazione, predizione di ipotesi sia attraverso stimolazioni interattive (tra due o più studenti), sia attraverso l’interazione con un esperto (ie. l’insegnante).

  L’impatto della condivisione sociale delle emozioni e del supporto sociale percepito sul benessere e la prosocialità delle persone che vivono l’emergenza Covid-19

Canale Natale, Ricercatore DPSS
Gaboardi Marta, Assegnista DPSS
Lenzi Michela, Ricercatore DPSS
Marino Claudia, Assegnista DPSS
Santinello Massimo, Professore Ordinario DPSS
Vieno Alessio, Associato DPSS

L'epidemia di coronavirus del 2019 (COVID-19) è un'emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale che pone una seria sfida alla resilienza psicologica delle persone. Nonostante sia stata dichiarata solo di recente un'emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) (il 30 gennaio 2020), esistono diversi studi in letteratura sull’impatto della fase iniziale dell'epidemia di COVID-19 (e.g., il blocco totale della mobilità della popolazione) a livello psicologico (e.g., Wang et al., 2020; Ho et al., 2020). Esistono anche lavori di revisioni sistematiche della letteratura sull’impatto psicologico della quarantena e sul come ridurlo (basandosi su studi precedenti relativi al SARS, H1N1 influenza pandemic; Brooks et al., 2020). Questi studi si sono focalizzati principalmente sugli effetti psicologici negativi (sintomi da stress post-traumatico, confusione, rabbia, paura per l’infezione, noia, frustrazione, sintomi psichiatrici, sintomi di ansia e depressione). Non ci sono ancora studi che hanno approfondito il ruolo di possibili fattori che possono favorire il benessere delle persone che attualmente stanno vivendo questa condizione di blocco della propria mobilità. La letteratura sugli eventi traumatici/traumi collettivi e sul come le persone possono fronteggiarli, si è focalizzata su alcuni aspetti che possono favorire il benessere delle persone che vivono eventi traumatici/traumi collettivi, come il supporto sociale percepito (e.g., Birkeland et al., 2017; Nickerson et al., 2017) e la condivisione sociale delle emozioni (e.g., Rime et al., 2010). I traumi collettivi suscitano un'intensa condivisione di emozioni tra i membri delle comunità interessate. Per esempio, uno studio longitudinale spagnolo che ha indagato le risposte emotive dei partecipanti ad un atto terroristico del marzo 2004 a Madrid, ha evidenziato come una maggiore condivisione delle emozioni favorisca maggiormente l’integrazione sociale e la ripresa dai sintomi post-traumatici (Rime et al., 2010). Uno studio sui Tweets francesi scambiati dopo gli attacchi terroristici di novembre 2015 a Parigi (Garcia & Rime, 2019) ha permesso di evidenziare un cospicuo uso di termini lessicali attinenti alla solidarietà e alle emozioni positive. Inoltre, i comportamenti prosociali e le emozioni positive sono stati superiori nei mesi successivi per coloro che hanno contribuito maggiormente alla condivisione delle emozioni positive subito dopo gli attentanti. Alla luce della letteratura sul ruolo della condivisione delle emozioni nel modulare il benessere e la prosocialità delle persone, il presente progetto di ricerca ha come obiettivo principale quello di indagare l’impatto della condivisione sociale delle emozioni e del supporto sociale percepito (offline e online) sul benessere delle persone e sulla prosocialità. Ulteriore obiettivo è quello di individuare dei possibili fattori che possono favorire la condivisione sociale delle emozioni, come il senso di comunità e la percezione della gravità dell'evento stressate (valutazione individuale della situazione COVID-19). Questi obiettivi saranno testati empiricamente mediante l’utilizzo di una survey online che si avvale dunque di misure auto-riferite dai partecipanti.

Per partecipare alla ricerca, compilare il questionario on line al seguente link:

https://psicologiapd.fra1.qualtrics.com/jfe/form/SV_8BOobWM3QQIVqzb?fbclid=IwAR086FhqrB78SycRaoMWzTRScHnJGQWJ97RjJilmPtxLnnDBhs7E_n7-tCA

  SO-STARE IN QUARANTENA: Percezione del tempo, qualità del sonno e variabili affettive nelle famiglie al tempo del COVID-19

Di Giorgio Elisa (1), Di Riso Daniela (1), Mioni Giovanna (2) e Cellini Nicola (2)

(1) Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione, Università degli Studi di Padova
(2) Dipartimento di Psicologia Generale, Università degli Studi di Padova

Circa il 65% di tutti i casi di coronavirus documentati in tutto il mondo sono stati individuati in Cina, ma l'Italia è la nazione più colpita al di fuori dell'Asia. Al fine di limitare la trasmissione virale dell'infezione COVID-19, dal 9 marzo 2020 il governo italiano ha ordinato un lockdown nazionale, ampliando le rigide politiche nazionali di quarantena già imposte a fine febbraio per alcune città del Nord. Tali restrizioni, oltre a limitare al massimo la mobilità delle persone e il contatto sociale, di fatto impongono anche la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado. Per quanto riguarda i bambini, la chiusura prolungata della scuola potrebbe interferire con le abitudini di una vita sana, per quanto riguarda l'attività all'aperto, la dieta o il sonno e con l'equilibrio psicologico, influenzato dalla noia, dalla mancanza di informazioni riguardanti l'epidemia e dalla totale assenza di relazioni con i coetanei. Alla luce di questo, la presente ricerca si pone l’obiettivo di indagare e monitorare nel tempo gli effetti che il lockdown in una popolazione considerata tra le più vulnerabili, ossia le famiglie con figli dai 3 ai 10 anni di vita. Nonostante la letteratura recente descriva ampiamente l’impatto psicologico delle restrizioni legato alla pandemia del Covid-19, poco spazio è stato dedicato alle conseguenze dell’home confinement nelle famiglie e nei bambini (Brooks, et al., 2020). La ricerca si è articolata nella somministrazione di una survey on-line che ha coinvolto più di 500 famiglie sul territorio nazionale e che comprende alcuni questionari creati ad hoc, attraverso i quali viene indagato in che modo il drastico cambiamento di abitudini influenzi alcune variabili comportamentali quali la qualità del sonno e la percezione del tempo, e alcuni costrutti psicologici, come la regolazione emotiva e la capacità di autocontrollo dei bambini. Alle mamme è stato richiesto di rispondere, per se stesse e mettendosi nei panni dei propri bambini, relativamente al momento attuale e, retrospettivamente, al periodo precedente la quarantena. È previsto anche momento di follow-up, alla fine dell’emergenza. I risultati ottenuti, oltre a dare una fotografia della situazione di tali famiglie, forniranno utili informazioni al fine di implementare per esse tempestivi programmi di supporto psicologico alla fine del lockdown.

  Intelligenza emotiva, news e percezione del rischio legato al COVID-19

Sara Scrimin, Elisa Tedaldi, Noemi Orabona, & Enrico Rubaltelli

DPSS, Università degli Studi di Padova

Abbiamo condotto due raccolte dati, una appena iniziata l’emergenza (tra il 24 e il 29 febbraio 2020) e una appena dopo la decisione del governo di imporre severe misure restrittive in tutto il paese (tra il 10 e il 19 marzo 2020). Lo studio ha come obiettivo quello di verificare la percezione del rischio relativa alla diffusione del coronavirus (es., quanto è probabile essere contagiati o morire), la tendenza a riportare sintomi legati al virus (es., mal di gola, febbre, ecc.) e la decisione di mettere in atto comportamenti protettivi (es., chiamare il medico, ridurre gli spostamenti, ecc.). Inoltre, abbiamo misurato il modo in cui i partecipanti si sono informati riguardo all’epidemia (tipo e numero di fonti di informazione), la loro fiducia nelle autorità, e una serie di informazioni demografiche (es., età, genere, SES, scolarità, orientamento politico). Infine, in entrambi i casi, abbiamo misurato l’intelligenza emotiva di tratto (una misura di regolazione e percezione delle emozioni), mentre nella seconda raccolta dati è stata misurata anche l’ansia di stato. I risultati hanno mostrato che anche durante la fase più intensa dell’epidemia le persone mettevano in atto un numero relativamente basso di comportamenti protettivi. Tuttavia, come naturale, il numero di comportamenti protettivi messi in atto era più elevato nella seconda raccolta dati rispetto alla prima. Inoltre, questo valore era più elevato tante più erano le fonti di informazione che i partecipanti consultavano. Infine, nella prima raccolta dati, chi percepiva come più pericoloso il coronavirus metteva in atto più comportamenti protettivi, mentre nella seconda raccolta dati questa differenza è emersa solo per coloro che hanno bassa intelligenza emotiva. Partecipanti con alta intelligenza emotiva mettevano in atto più comportamenti protettivi indipendentemente da quanto pericoloso consideravano il coronavirus. Questa è un’indicazione che queste persone sono più propense a seguire le indicazioni provenienti dal governo e a rispettarle piuttosto che seguire i propri impulsi e far finta di niente quando percepiscono il rischio come basso. A conferma di questa conclusione, i risultati trovati nella seconda raccolta dati sono spiegati dai più bassi livelli di ansia di stato di persone con alta intelligenza emotiva che permettono loro di essere meno influenzati dalle proprie reazioni emotive e percezioni del momento.

  Il COVID-19 fa più paura se le informazioni sono presentare in formato di frequenza

Enrico Rubaltelli – DPSS, Università degli Studi di Padova
Andrea Pittarello – Psychology Department, Virginia Polytechnic and State University

Abbiamo condotto tre esperimenti (con partecipanti americani) in cui il tasso di rischio associato a diversi eventi collegati al coronavirus era espresso in formato di frequenza (1 su 10) versus probabilistico (10%). In linea con la letteratura sul tema dei formati di presentazione delle informazioni relative al rischio, in tutti gli studi abbiamo trovato che il formato di frequenza induce le persone a percepire un rischio maggiore legato al coronavirus. Per esempio, le persone intervistate sono risultate meno disposte ad accettare l’arrivo di voli da zone già colpite del virus quando il rischio era proposto come frequenza piuttosto che in forma di percentuale. Inoltre, nello studio 2, i partecipanti che vedevano le informazioni in formato di frequenza erano più disposte ad accettare un livello più alto di possibili (ma non specificati) effetti collaterali pur di poter ottenere la vaccinazione contro il coronavirus. Infine, nello studio 3, la presentazione delle informazioni in forma di frequenza ha indotto gli intervistati a giudicare il coronavirus come più pericoloso e a supportare maggiormente una serie di misure necessarie per ridurre il contagio nella loro comunità (alcune delle misure considerate erano la chiusura delle scuole, cancellare viaggi e riunioni, usare la mascherina). I risultati di questa ricerca sono di fondamentale importanza per sottolineare quanto importante sia il modo in cui le informazioni vengono trasmesse alla popolazione in modo che si renda conto dell’effettivo pericolo che si trova a dover affrontare. Inoltre, i nostri risultati mostrano che la reazione negli USA non è stata caratterizzata da intense emozioni che avrebbero dato luogo al fenomeno della negazione delle probabilità, ovverosia una generale sensazione che il rischio è molto elevato anche quando statisticamente non è così. Se così fosse stato la nostra manipolazione non avrebbe potuto funzionare. Al contrario, abbiamo dimostrato che semplici espedienti comunicativi possono essere usati in questi casi per aiutare le persone a comprendere l’effettivo livello di rischio a cui sono sottoposte.

  Effetti dell’emergenza sanitaria Covid-19 sull’organizzazione familiare degli apprendimenti scolastici: rischi e risorse

Maja Roch, Irene Mammarella, Ughetta Moscardino, Raffaele Di Cataldo e Marika Carbone

Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione

Lo sviluppo dei prerequisiti degli apprendimenti è strettamente correlato alle attività didattiche svolte a scuola e al supporto che i genitori possono fornire nel contesto domestico in termini di alfabetizzazione ai propri figli. L’attuale emergenza sanitaria Covid-19, decretando la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, ha modificato profondamente le pratiche didattiche e ha chiamato i genitori, in un momento di forte stress, a ricoprire un ruolo di primaria importanza nell’alfabetizzazione dei propri figli. Come si sono organizzate le famiglie per far fronte a questa situazione? In che modo la didattica a distanza può incidere sulla qualità degli apprendimenti dei bambini? E’ possibile identificare dei fattori di rischio e/o di protezione che giocano un ruolo nel modo in cui bambini e genitori stanno vivendo questa emergenza?
Il presente lavoro, inserito all’interno del più ampio progetto tuttora in corso denominato I.M.P.A.C.T. (Integrazione dei Migranti con Politiche ed Azioni Co-progettate sul Territorio), si propone di valutare gli effetti della didattica digitale e del maggiore coinvolgimento richiesto ai genitori nell’istruzione formale dei propri figli sugli esiti di apprendimento dei bambini. Inoltre, valuteremo se e in che misura alcuni aspetti dell’ambiente familiare (umore e stress genitoriali, senso di autoefficacia, funzionamento generale) possano incidere sull’associazione attesa tra i cambiamenti nella didattica, imposti dall’emergenza sanitaria, e gli esiti di apprendimento.
Lo studio coinvolgerà oltre 200 genitori residenti a Padova e provincia con almeno un figlio frequentante la classe prima della scuola primaria; queste famiglie hanno già partecipato al progetto I.M.P.A.C.T. (a. s. 2019-2020). Ai genitori verrà chiesto di compilare un questionario online volto a rilevare informazioni sociodemografiche, cambiamenti nelle pratiche educative in seguito alla chiusura delle scuole, funzionamento e benessere familiare, stress e autoefficacia genitoriale. Al momento della ripresa a scuola, ai bambini verranno proposte alcune prove standardizzate per valutare la comprensione del testo scritto, le abilità linguistiche (vocabolario e comprensione del testo orale) e le abilità di calcolo, che erano già state valutate all’inizio dell’anno scolastico.
I risultati potranno fornire importanti indicazioni sui meccanismi coinvolti nel successo scolastico dei bambini, in particolare nelle situazioni di emergenza come quella che stiamo vivendo. Inoltre, l’identificazione di rischi e risorse presenti all’interno del contesto domestico permetterà di programmare progetti di intervento per favorire la resilienza familiare e, di conseguenza, la qualità degli apprendimenti dei bambini nell’eccezionalità del momento attuale.

  Studentesse e studenti ai tempi del Covid-19

Santinello Massimo, Professore Ordinario DPSS
Gaboardi Marta, Assegnista DPSS

La nuova tecnologia offre modi nuovi e utili di esplorare la vita quotidiana dei giovani. Questa ricerca prende ispirazione dal filone dei “diari digitali” (Volpe, 2019), ossia degli strumenti che si sono dimostrati efficaci nel raccogliere dati con i giovani, partendo con il presupposto che per comprendere le loro pratiche quotidiane sia necessario usare metodi facilmente accessibili e in grado di restituire la prospettiva dei partecipanti, senza ricorrere a questionari che implicano il punto di vista del ricercatore. In questo modo i partecipanti parlano della loro vita dalla propria prospettiva. Secondo Alaszewski (2006) i “diari” sono “un documento creato da un individuo che ha mantenuto un registro regolare, personale e contemporaneo”. Negli anni sono nate diverse forme di diari (da molto semplici a particolarmente complesse) che sono stati utilizzati nella ricerca psico-sociale. Ma il diario digitale è uno strumento utilizzato da poco (Pyyry, 2013), e può essere abbinato alla fotografia come modo alternativo di usare il metodo del Photovoice (Volpe, 2019; Wang, 2000).
La presente ricerca ha lo scopo di esplorare le reazioni e l’esperienza delle studentesse e degli studenti durante la pandemia del Covid-19, in particolare quali sono gli stati d’animo connessi al dover stare a casa, lontano da relazioni sociali e attività, usando il linguaggio visuale e quello dei diari.
Per ogni sede universitaria del progetto sono stati coinvolti circa 20 partecipanti (per un totale di 120). Il compito richiesto ai partecipanti è la compilazione di un breve diario digitale quotidiano per una settimana, in cui vi sia una foto che rappresenti il loro stato d’animo accompagnata da un breve testo scritto che ne descriva il contenuto e il motivo di quella foto. La stessa attività viene ripetuta a distanza di tre settimane. I diari verranno analizzati sia per il loro contenuto fotografico che per il testo scritto allo scopo di esplorare gli stati d’animo dei partecipanti e il loro cambiamento nel tempo.
La presente ricerca, coordinata dal gruppo di ricerca del DPSS, è in collaborazione con: Gabriella Gandino (Università di Torino), Andrea Guazzini (Università di Firenze), Cinzia Novara (Università di Palermo), Fortuna Procentese (Univesità di Napoli Federico II), Tiziana Sola (Università di Chieti).

  Volontariato ai tempi del Covid-19

Santinello Massimo, Professore Ordinario DPSS
Canale Natale, Ricercatore DPSS
Gaboardi Marta, Assegnista DPSS
Lenzi Michela, Ricercatore DPSS
Marino Claudia, Assegnista DPSS
Vieno Alessio, Associato DPSS

L’epidemia di Coronavirus (Covid-19) è un’emergenza di sanità pubblica che ha una serie di conseguenze e impatti sulle comunità locali e nazionali. Una grande fascia di popolazione si è trovata improvvisamente in una situazione di difficoltà e bisogno che ha messo in difficolta i servizi sociali e sanitari delle amministrazioni locali. Per rispondere a tali esigenze si sono attivate molte forme di solidarietà e volontariato e in particolare a Padova nello scorso mese oltre 1000 persone hanno dato la propria disponibilità all’amministrazione locale per azioni di volontariato (progetto “Per Padova noi ci siamo”). Negli ultimi 10 anni sta crescendo il fenomeno del volontariato episodico, ossia di quelle persone che preferiscono mettere in atto azioni altruistiche legate però a singole situazioni o manifestazioni senza partecipare o aderire ad associazioni. I servizi sociali e le organizzazioni di volontariato devono quindi capire i bisogni e le motivazioni dei loro volontari per mantenerli. La letteratura sulle motivazioni al volontariato è molto controversa, a partire dal modello avanzato da Horton-Smith (1981) che distingueva tra motivi egoistici (limitati a quelli che riguardano tangibili vantaggi) e motivazioni altruistiche (quelle che associate a vantaggi immateriali) per giungere al modello funzionalistico di Clary et al. (1986). Se è già noto che traumi collettivi favoriscono un cospicuo uso di termini lessicali attinenti alla solidarietà, all’integrazione sociale e all’attivazione di comportamenti pro-sociali (Garcia & Rime, 2019), poco invece è stato studiato se questi atteggiamenti si trasformino nel tempo in forme di volontariato più strutturato.
Il presente progetto, svolto in collaborazione con il Centro Servizi per il Volontariato di Padova, ha l’obiettivo si capire le motivazioni di quelle persone che già hanno dato la disponibilità a svolgere attività di volontariato per la situazione di emergenza da Covid-19, e se questa esperienza si traduca in una disponibilità a continuare in futuro in forme di volontariato strutturato. Inoltre, si cercheranno di capire possibili fattori che possono favorire l’emissione di tali comportamenti, come il senso di comunità, l’atteggiamento politico, la fiducia negli altri e nelle istituzioni, la resilienza individuale e l’autoefficacia.
La procedura prevede l’utilizzo di un questionario on-line con misure auto-riferite spedito a tutte le persone che han dato disponibilità per svolgere volontariato. Inoltre lo stesso strumento sarà riproposto alle stesse persone a distanza di nove mesi per capire in che modo la propensione manifestata al tempo 1 si sia trasformata in comportamenti al tempo 2.

  Appiattire la curva del COVID-19, ovvero aumentare le azioni preventive attraverso messaggi persuasivi positivi

Lucia Mason e Sonia Zaccoletti, DPSS
Krista Muis, McGill University, Canada
Gale M. Sinatra e Neil Jacobson, University of Southern California, USA
Panayiota Kendeou e Elly Orcutt, University of Minnesota, USA
Vijnand Vantilburg e Reinhard Pekrun, University of Essex (UK).

La ricerca sulla persuasione indica che i messaggi positivi, finalizzati ad aumentare la percezione dell’importanza e valore delle azioni sociali, sono più efficaci dei messaggi negativi o neutri. Indagini recentissime su COVID-19, condotte negli US, evidenziano che i messaggi riguardanti la salute focalizzati sui benefici sociali di certe azioni, o su quelli sia sociali che individuali, sono più efficaci dei messaggi centrati solo sui benefici individuali nel sostenere l’intenzione di mettere in atto azioni preventive.  L’efficacia, tuttavia, non ha interessato le azioni dell’isolamento a casa e del distanziamento sociale che sono invece della massima importanza nell’attuale situazione di emergenza sanitaria.
La presente ricerca, di carattere cross-culturale, ha l’obiettivo di esaminare i fattori individuali che influenzano la messa in atto di varie azioni preventive durante la pandemia di COVID-19. Tramite una piattaforma online, partecipanti adulti in Canada, Stati Uniti, UK e Italia vengono assegnati casualmente a tre condizioni: (1) messaggi persuasivi positivi, (2) messaggi informativi neutri e (3) no messaggi (controllo). I fattori individuali esaminati sono le conoscenze e credenze sulla malattia, le preoccupazioni e le emozioni al riguardo. Prima e dopo la lettura dei messaggi, i partecipanti riportano le loro intenzioni di impegnarsi in una serie di misure preventive. E’ previsto un follow-up per rilevare se i partecipanti hanno effettivamente messo in atto azioni preventive e in che misura.

  Restrizioni alla mobilità ed abitudini di vita.

Sebastiano Costa, Dipartimento di Psicologia, Università della Campania Luigi Vanvitelli
Natale Canale, Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione, Università degli Studi di Padova
Nicola Cellini, Dipartimento di Psicologia Generale, Università degli Studi di Padova
Giovanna Mioni, Dipartimento di Psicologia Generale, Università degli Studi di Padova

L’isolamento sociale e le restrizioni alla mobilità sono generalmente associate a condizioni di malessere psicologico (Brooks, Webster, Smith, Woodland, Wessely, Greenberg, & Rubin, 2020), ma considerata la necessità di applicare determinate limitazioni in specifiche situazioni risulta indispensabile approfondire i processi e gli esiti di queste misure per cercare di prevenire rischi peggiori e migliorare le condizioni generali degli individui. Secondo la Self-Determination Theory (Ryan, & Deci, 2017), le variabili emotivo-motivazionali potrebbero rivestire un ruolo cruciale nella regolazione del proprio comportamento e dei processi motivazionali anche in contesti e situazioni estremamente restrittivi e controllanti. In particolare, secondo la SDT la percezione di soddisfazione dei propri bisogni psicologici di base (autonomia, competenza e relazione) è un requisito indispensabile ed universale per avere condizioni sufficienti di qualità della vita. In condizioni di isolamento sociale e di restrizione alla mobilità c’è il rischio che gli individui si sentano frustrati nei propri bisogni di autonomia, competenza e relazione e che questo abbia ripercussioni su alcuni aspetti cruciali della quotidianità come la qualità del sonno e la percezione del tempo. Tuttavia, in linea con la SDT, è plausibile anche ipotizzare che la possibilità di avere supporto sociale sia fisico che virtuale in situazioni di difficoltà possa comunque permettere di mantenere i propri bisogni soddisfatti, e quindi ridurre il rischio di esiti disadattivi. Allo stesso modo, una riorganizzazione delle proprie attività attraverso un uso funzionale dei dispositivi tecnologici potrebbe facilitare la soddisfazione dei bisogni e ridurre il rischio di malessere. Per questo motivo l’obiettivo di questo studio è quello di approfondire le abitudini di vita durante il periodo di isolamento sociale e di restrizioni alla mobilità indagando i fattori emotivo-motivazionali collegati e le ricadute nella qualità del sonno e nella percezione temporale. La ricerca sarà condotta su giovani e adulti che stanno vivendo una situazione di isolamento sociale e restrizione alla mobilità legati alle misure cautelative a seguito dell'emergenza sanitaria. Ai partecipanti verrà chiesto di compilare una batteria di questionari in riferimento al mese di febbraio ed alla situazione attuale composta da: un questionario socio-anagrafico; un questionario sull’uso della tecnologia; un questionario generale creato ad-hoc sulla percezione del tempo; Depression Anxiety Stress Scales (DASS-21); Pittsburgh Sleep Quality Index (PSQI; Buysse, Reynolds, Monk, Berman, & Kupfer, 1989); Horne and Ostberg morningness-eveningness questionnaire reduced (MEQr; Adan, & Almirall, 1991); Basic Psychological Need Satisfaction and Frustration Scale (BPNSFS; Costa, Ingoglia, Inguglia, Liga, Lo Coco, & Larcan,  2017); Online and offline social support scale (OAOSSS; Leung, & Lee, 2004).

Pre-print Articoli
Changes in sleep pattern, sense of time, and digital media use during COVID-19 lockdown in Italy.
https://psyarxiv.com/284mr/
Journal: Journal of Sleep Research
Acceptance Date: April 21st , 2020

  La sessualità di coppia al tempo della quarantena

Marta Panzeri , Roberta Ferrucci , Angela Cozza , Lilybeth Fontanesi

L’emergenza mondiale recentemente scoppiata a causa della diffusione del Covid-19 ha causato drastici cambiamenti nella vita quotidiana della popolazione italiana e mondiale. Questi cambiamenti hanno inevitabilmente influenzato la sfera sessuale delle coppie. L’obiettivo dello studio è quello di individuare i cambiamenti nella sfera sessuale delle coppie durante la quarantena e nei mesi successivi e le variabili che li hanno provocati. Verranno misurate variabili relative alla vita sessuale (frequenza e tipo delle attività, soddisfazione, problemi ed eventuali cambiamenti), il livello di ansia, depressione e stress, i sintomi fisici dimostratisi in letteratura correlati alla sessualità  e la qualità del rapporto di coppia. Verranno anche indagate variabili direttamente correlate al Covid19 (paura del contagio ecc.)  e i possibili motivi dei cambiamenti osservati. Tali variabili verranno studiate in uno studio longitudinale a cadenza quindicinale.
Parallelamente si condurranno dei focus group online per indagare come e se è cambiata la sessualità e a che cosa i partecipanti attribuisco tale cambiamento.
Verranno studiate solo le coppie che stanno convivendo durante l’emergenza per escludere variabili di confusione determinate dalla lontananza obbligata.  Si ipotizzano: un peggioramento globale della sessualità dovuto all’aumento di emozioni negative quali ansia, paura, rabbia, paura del contagio e stress, che attivando il sistema simpatico hanno un effetto nocivo sulla risposta sessuale; un impatto di maggiori tensioni di coppia che studi precedenti hanno dimostrato aumentare durante una quarantena; un aumento della dipendenza da cyber sex; un aumento dei sintomi fisici con ricaduta negativa sulla funzione sessuale.

Questo è il link per il questionario:
https://psicologiapd.fra1.qualtrics.com/jfe/form/SV_5bA42O0hSo25nHD

Questo è il link per i focus group per le donne:
https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLScGm7mTCCMVtEWmPt0Tmn3OWkmR7nyPWIEYRigWd1WE7_nrAQ/viewform?usp=sf_link

Questo è il link per i focus group per gli uomini:
https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLScoTgVSI8dfIcCW-re9pogcVFh83CRkzlpY12EalqjH3vi9yw/viewform?usp=pp_url